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Il fritto utile.
Nella cucina tradizionale italiana i fritti sono sempre stati usati senza alcun problema, come parte integrante dell’alimentazione quotidiana. Si trattava comunque sempre di frittura in olio extravergine di oliva o in strutto. E’ stato solo a partire dagli anni 50 e 60, con lo sviluppo dell’industria chimica e alimentare che sono stati immessi sul mercato italiano gli olii di semi, anche estratti con solventi chimici, e la pubblicità ha indotto le donne ad usarli soprattutto nella cottura, perché spacciati per rendere i fritti più leggeri e digeribili, ma soprattutto perché meno costosi.
Qualche anno dopo si è riscontrato un aumento di problemi epatici legato all’uso delle fritture preparati con questi olii, contenenti veri e propri tossici per l’organismo, ma nessuno ha pensato a fare un distinguo tra frittura e uso dell’olio di semi e nessuno, per molti anni, ha ritenuto di dover indagare sull’azione biochimica delle sostanze usate in cucina e sulle conseguenze del loro uso sull’organismo. Così si è arrivati alla generalizzazione che era meglio escludere le fritture.
La frittura in olio extravergine di oliva, usata un paio di volte a settimana e sempre con le dovute accortezze, è in grado di mantenere il fegato in perfette condizioni. Inoltre il fegato, che secondo la medicina cinese è il primo motore dell'organismo - e anche il primo organo a formarsi nell'embrione - svolge un ruolo fondamentale nel buon funzionamento di tutti gli altri organi, in particolare pancreas e reni, contribuendo a mantenerli tutti in un equilibrio ottimale.
Il fritto sano.
Perché il fritto sia sano è indispensabile adoperare alcune precauzioni sia nella modalità di cottura che nel modo di associarlo.
Il fritto sano è preparato solo con olio extravergine di oliva, il cui punto di fumo è relativamente basso, (120° circa).
Nel corso della frittura la temperatura dell’olio sarà costante ma sostenuta, in modo da bloccare i nutrienti all’interno dell’alimento e da evitare l’imbibizione di olio mediante la creazione immediata di una barriera lipidica che mantiene intatti e utilizzabili i contenuti nutrizionali interni dell’alimento.
Fisiologia epatica e frittura.
Se si vuole stimolare un organo è indispensabile fornirgli anche strumenti perché riesca a portare avanti l’attività richiesta, altrimenti si ottiene un blocco della funzione invece della richiesta attivazione. Poiché il fegato per i suoi processi metabolici ha bisogno di zuccheri e di acqua, perché la frittura sia in grado di stimolare l’epatocità e accelerare l’attività epatica è necessario associarla sempre:
- ad una adeguato quantità di zuccheri (patate, riso o frutto zuccherino) perché questa accelerazione della sua attività sia adeguatamente supportata da un giusto approvvigionamento energetico.
- Ad un contorno crudo che darà l’acqua di vegetazione necessaria. Parliamo di acqua di vegetazione invece di acqua toutcourt, perché solo l’acqua biologica contenuta nella frutta e verdura cruda è totalmente utilizzabile nelle funzioni metaboliche mentre l’acqua minerale con il suo contenuto più o meno abbondante di sali e oligoelementi è solo parzialmente utilizzabile e, se assunta in eccesso, finisce col sovraccaricare il filtro renale.
Lo schema di base è quindi il frutto associato ad una verdura cruda o un frutto zuccherino.
ALTRI ACCORGIMENTI DA ADOTTARE NELLA FRITTURA:
- l’olio non deve stare sul fuoco più di 20 minuti;
- può essere utilizzato solo previa filtrazione che elimini i residui alimentari della frittura precedente e solo quando si è certi di non aver superato il punto di fumo;
- il livello dell’olio nella padella deve raggiungere almeno la metà dello spessore dell’alimento da friggere;
è necessario l’uso di una padella a bordi bassi e svasati in cui l’alimento si disidrati rapidamente e quindi si ossidi di meno e che non trattiene vapore acqueo come nei recipienti a bordi alti. Utilissime le padelle di ferro, vanno benissimo anche le friggitrici elettriche quando non si sia particolarmente esperti nel friggere. |
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